Mark Twain una volta disse: “Mauritius venne creata e poi arrivò il Paradiso, plasmato a sua immagine e somiglianza”. Aveva ragione. Qui tutto è celestiale, dalle pennellate che dipingono di zaffiro le acque dell’oceano al sofficissimo velo di sabbia perlacea non appena si tocca terra. Non c’è quindi da stupirsi se queste spiagge immacolate vengono spesso scambiate per il biglietto da visita dell’isola.
Ma l’opera meticolosa di Madre Natura non si è fermata all’incontro tra acqua e terra. Si è spinta (anche) più in là, tra colori strabilianti, illusioni che si confondono con la realtà e materie prime che danno forma e sapore a una cucina sospesa tra diverse culture.
Le Terre dei sette colori di Chamarel
Rosso, marrone, viola, verde, blu, porpora e giallo sono i protagonisti di uno spettacolo che sembra uscito da uno studio artistico. Situate nei pressi dell’omonimo villaggio a sud-ovest dell’isola, le Terre dei sette colori di Chamarel sono una delle principali peculiarità di Mauritius. Sebbene l’area sia relativamente piccola (7500 m²), questa formazione geologica lascia i visitatori a bocca aperta, presentandosi come un concentrato di colore che mescola sfumature incredibilmente naturali. Sì, perché la brillante colorazione a strisce altro non è che la trasformazione di lava in minerali argillosi. Ad aggiungere un effetto scenografico in più, ci hanno pensato le piogge e le intemperie che hanno modellato le dune di sabbia creando una soffice conformazione a meringa.
Piccola curiosità: se riprodotto in piccola scala in un contenitore, il fenomeno si ripete come per magia – mescolando e scuotendo una manciata di diversi colori, le sabbie si separano nuovamente in base alla loro dominante cromatica.

La “cascata sottomarina” dell’Oceano Indiano
Bisogna invece tornare sull’acqua, al largo della punta sud-occidentale dell’isola, e cambiare prospettiva per lasciarsi stregare da una splendida utopia. Se la si guarda dall’altro, questa fetta dell’Oceano Indiano sembra mettere in discussione le leggi della fisica con quella che si mostra a tutti gli effetti come una cascata, con uno squarcio che lascia precipitare lo smeraldo cristallino verso una voragine blu scuro.
Che sia veramente quello che appare? Si dice che gli occhi non mentano ma talvolta c’è una spiegazione razionale a un “prodigio” naturale: si tratta infatti di un’illusione ottica orchestrata dalla sabbia e dai detriti che, accumulatisi sul fondale marino all’interno della barriera corallina, si uniscono all’ampia gamma di colori dell’oceano completando questo surreale quadro degno dei migliori stratagemmi di Photoshop.

Le gole e le cascate (quelle vere)
Non celano nessun inganno, invece, i giochi acrobatici delle cascate di Chamarel e di Tamarind. Le prime vantano un’altezza di 95 metri e sono protette da un anfiteatro naturale fiancheggiato da rocce vulcaniche e rigogliosa vegetazione. È possibile visitarle tutto l’anno ma è da dicembre a marzo (la stagione delle piogge) che la forza dell’acqua regala lo spettacolo migliore. E per un’avventura adrenalinica che si rispetti, consigliamo di prenotare un’escursione con Vertical World, per calarsi dalla cima delle cascate fino al bacino ai loro piedi.
Non da meno le Tamarind. Conosciute anche come le “sette cascate”, vantano un’altezza di 293 metri. Un’anticipazione di questo capolavoro è possibile dal punto panoramico alle spalle della fermata bus Henrietta, dove si possono ammirare le prime tre cascate. Per un’esperienza a 360 gradi, è d’obbligo un’escursione guidata alla scoperta delle gemme nascoste della foresta tropicale, oppure un tuffo nello smeraldo in cui si riversano le cascate, magari lasciandosi viziare dall’azione massaggiante dei getti.
Con oltre 67 km² di fitte foreste e profili collinari, il Parco nazionale delle gole del Fiume Nero si aggiudica il titolo di migliore location per trekking sull’isola. Situata lungo la vallata dell’omonimo fiume, quest’area naturale protetta conta oltre 50 km di percorsi escursionistici che permettono di esplorare il parco in lungo e in largo, alcuni dei quali partono proprio dal Fiume Nero – come i sentieri Parakeet, Macchabee e quello della cascata Mare aux Joncs. Il parco conserva la maggior parte dell’ultima foresta pluviale rimanente a Mauritius ed è l’habitat di tre specie animali in via di estinzione, oltre 300 di piante e innumerevoli esempi ornitologici. Vero must see sono le cascate Alexandra, raggiungibili da Plaine Champagne in direzione Grand Bassin.

I giardini botanici Sir Seewoosagur Ramgoolam
Circa 37 ettari di gemme floristiche fanno dei giardini botanici Sir Seewoosagur Ramgoolam un concentrato di bellezze naturali, il più antico dell’emisfero meridionale. Tra 80 diverse tipologie di palme, 650 varietà di piante esotiche e numerosi specchi d’acqua dove è possibile ammirare ninfee e fior di loto asiatico, catalogare tutte le specie qui accolte si rivela una vera impresa – nonché un work in progress. Costruiti nel 1770, i giardini devono la loro fama ai fiori di Victoria amazonica, nativi del Sud America, che tappezzano lo stagno principale. Una menzione speciale anche per la popolazione faunistica: i cervi, le tartarughe giganti di Aldabra (vicino all’uscita nord del parco), il tessitore fiammante (dall’inconfondibile piumaggio rosso fuoco) sono tra gli abitanti più riconoscibili di questo ricco eden.

Gastronomia
Un’altra opera maestra di Madre Natura è quella che delizia il palato con un carnevale di culture. Nel corso dei secoli, i tesori della terra mauriziana hanno incorporato tradizioni europee (forti le tracce di Portogallo, Olanda, Francia e Inghilterra) e influenze dall’India e dall’Estremo Oriente creando un cocktail gastronomico unico.
Cosa ci si può aspettare allora dalla cucina dell’isola? Sicuramente fresche specialità di mare: l’Oceano Indiano regala infatti sapori inediti e altri più familiari, in menù che spaziano dal classico rougaille con salsa piccante creola al dim sum cinese, passando per un pescato più esotico che propone marlin, sacré chien e pesce pappagallo.

Le sorprese continuano con un’altra chicca culinaria. Questa volta, protagonista del piatto è la palma – un ingrediente non solo commestibile, ma anche delizioso. Sì, perché i cuori di palma, il nucleo a forma cilindrica che si trova nel tronco di alcune varietà della pianta, rappresentano un caposaldo della cene locali, spesso accompagnato da un’insalata di marlin affumicato. E non hanno nulla da temere gli ambientalisti: possibili deforestazioni e sovrasfruttamento del terreno vengono oggi contrastati con sforzi agricoli sostenibili che consentono agli alberi di sopravvivere.
Un ultimo appuntamento prima di tornare a casa riporta a Chamarel, alla rinomata distilleria di rum. Situata a 300 metri di altitudine nel mezzo di una valle fertile sulla costa sud-occidentale, questa tenuta eco-friendly opta per tecniche di fabbricazione moderne ma sempre nel rispetto dell’ambiente, e propone visite guidate, degustazioni di rum agricoli distillati in loco e un ristorante à la carte. Da non perdere anche l’occasione di rivivere il sapore autentico locale facendo tappa al negozio della distilleria, e portando così a casa l’etichetta preferita di rum (e qualche souvenir artigianale mauriziano!).